Caro Direttore,noi animalisti – e con noi tutto il Paese – abbiamo scoperto all'improvviso e con grande perplessità la causa della sporcizia dei treni: i cani e i gatti. Trenitalia, infatti, per garantire la pulizia dei convogli ferroviari e in particolare per evitare l'infestazione di zecche, ha deciso unilateralmente, supportata da discutibili e frettolosi pareri “scientifici”, che dal 1° ottobre i cani e i gatti di peso superiore ai 6 chilogrammi non potranno viaggiare a bordo dei treni. Quelli invece che pesano meno di 6 chili dovranno viaggiare muniti di certificazione veterinaria che escluda la presenza di intestazioni o patologie trasmissibili, emessa in data non anteriore a tre mesi.Occorre subito dire che questa modifica del regolamento per l'accesso degli animali da compagnia a bordo dei treni non è da Paese civile.Da anni siamo impegnati a migliorare il rapporto uomo-animali. E ciò nell'interesse dell'uomo (che, se sensibile ai problemi di chi non ha voce è sicuramente un uomo migliore) e degli animali stessi. Con eguale sforzo tentiamo di contenere il fenomeno dell'abbandono, soprattutto dei cani. Questi ultimi molto spesso sono lasciati al loro destino proprio perché la nostra società non è sufficientemente attrezzata per consentire alle famiglie di passare serenamente e comodamente le vacanze in compagnia dei propri animali. Non parlo, certo, solo dei treni ma anche degli alberghi, delle spiagge. Trenitalia, con la discutibile modifica del regolamento, compie due atti pericolosi. Il primo: aumenta l'intolleranza degli umani nei confronti degli animali. Il secondo: tenta di spiegare ai suoi utenti che i cani sono responsabili della sporcizia sui treni. Ma tutti sappiamo che così non è. Rivoltiamo il guanto: un cane curato e accudito da persone responsabili andrebbe nel bagno di un Intercity? Credo proprio di no. Eppure i servizi igienici sono utilizzati dagli uomini e dovrebbero essere costantemente puliti dagli addetti di Trenitalia.Di cosa parliamo, allora? Probabilmente di una crociata senza obiettivi. E a pagare le conseguenze sono gli animali, cioè chi non ha voce e non può protestare. O forse l'obiettivo è semplicemente quello di trovare un colpevole, qualche che sia, al quale imputare la responsabilità della sporcizia negli scompartimenti. Trenitalia si è affidata a pareri frettolosi: se avesse consultato chi con gli animali ha a che fare tutti i giorni, avrebbe scoperto che, ad esempio, la soluzione potrebbe essere quella di accettare i cani a bordo solo se provvisti di collare antipulci. Ma è, questa, solo una delle tante soluzioni di buonsenso. Invece si accettano soluzioni intolleranti: la certificazione “emessa in data non anteriore a tre mesi” non ha senso perché il cane può essere attaccato dai parassiti il giorno prima di salire su un treno e con il certificato già emesso. Quindi ad essere esente da infestazioni sarebbe solo il certificato! Sono certa che le associazioni degli utenti e dei consumatori condividono il nostro dissenso visto che tutelano chi utilizza i servizi di Trenitalia e sanno che le responsabilità non sono certo dei cani e dei gatti.Insomma, la crociata è partita. La posta in gioco non è solo la tutela degli animali da compagnia e il rispetto dei loro diritti. E' – ed è ancora più grave – la civiltà di un popolo, è il pervicace tentativo di dominio dell'uomo sulla natura e sugli animali. E' il benessere di tutti gli esseri viventi, uomo compreso, spesso costretti da regole assurde a ingaggiare conflitti tra specie di cui possiamo certo fare a meno. Il 4 e il 5 ottobre saremo nelle piazze italiane con i nostri volontari per la Giornata degli Animali. Appuntamento ormai tradizionale, che quest'anno, purtroppo, non potrà fare a meno di raccogliere firme per richiamare Trenitalia alla tolleranza e al buonsenso.
Il Presidente Nazionale(Carla Rocchi)