C’è un silenzio che urla, in quelli che fino a poche ore fa erano i nostri petti, e ora sono solo crateri.
Quando qualcuno di enormemente caro muore, condanna chi resta ad un eterno, sotterraneo insistente dolore, e ora tocca a noi. Da quattro anni, tutti i giorni, estate e inverno che fosse, buio pesto e temporale, ci hai chiamato ad unire le nostre forze e il nostro tempo intorno a te, proprio come la più forte famiglia. Il motivo era una terapia a vita, il risultato è stato che hai cambiato per sempre la nostra, donandoci la possibilità di passare momenti puri e indimenticabili con tutti voi, rituali di amore e di presenza. Ci aspettavi seduto, bocca aperta pronto a prendere le pasticche senza mai una resistenza, che lo sapevi che erano dentro quel salamotto, ma amavi la vita e tanto anche noi. Ci hai reso tutto sempre facile, non hai mai chiesto niente, davvero niente. Mai una tirata al guinzaglio, mai un abbaio di troppo. Come una colonna portante tu stavi, aspettavi e ci perdonavi. Perché no, certo che tu non hai mai chiesto niente, ma una famiglia, dopo tutti quegli anni, dopo tutta quella pazienza ed umiltà, la meritavi più di ogni altra cosa. Ora tocca a noi, perdonarci per non essere stati in grado di trovartela.
Ti vogliamo ricordare contento e soddisfatto sdraiato nel fiume, ti vogliamo immaginare quieto e rilassato come sempre nelle tue passeggiate al guinzaglio dalla durata record. Solo che stavolta, tesoro nostro, saranno più lunghe di quelle che facevi fino al bar di San Piero. Stavolta saranno senza di noi, saranno libere, saranno eterne e Dio ti prego, fai che siano felici e piene di amore.
Chiunque ci abbia lasciato in Canile ha dentro di noi un posto speciale, un pensiero dolce che a volte riemerge inaspettato portandoci un sorriso, più spesso un’amara tristezza.
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