Prima di viverlo sulla mia pelle non avrei mai pensato che, anche dentro a un canile, ci potessero essere momenti di grande felicità. Le gabbie asettiche e i cancelli sempre ben chiusi rimandano inevitabilmente a una dimensione di sofferenza e solitudine. E così è, purtroppo. Ma quello che probabilmente in molti non sanno è che comunque, proprio dietro quelle stesse reti, il dolore dell'abbandono non riesce a toglier forza alla più potente fiducia.
L'empatia, che l'umanità sembra essersi scordata di avere, è un'imprescindibile costante nei cuori di questi eterni cuccioli feriti. E così, nonostante tutto, non alzano barriere davanti ai sentimenti sinceri di chi vuole il loro bene. Empatia. I cani ci sentono. Sentono la nostra indignazione nei confronti di chi li ha lasciati soli. Sentono la nostra voglia di riscattarli, di trovare loro una famiglia finalmente degna, sentono soprattutto i nostri sensi di colpa per non esserci ancora riusciti. I cani ci sentono, e non ci lasciano soli. E poco importa se dovranno passare mesi, prima che quegli occhioni riescano a sostenere il nostro sguardo, o prima che una carezza non venga più subita ma amata. Lasciamo loro il tempo di perdonare, perché di sicuro lo faranno.
L'empatia, che l'umanità sembra essersi scordata di avere, è un'imprescindibile costante nei cuori di questi eterni cuccioli feriti. E così, nonostante tutto, non alzano barriere davanti ai sentimenti sinceri di chi vuole il loro bene. Empatia. I cani ci sentono. Sentono la nostra indignazione nei confronti di chi li ha lasciati soli. Sentono la nostra voglia di riscattarli, di trovare loro una famiglia finalmente degna, sentono soprattutto i nostri sensi di colpa per non esserci ancora riusciti. I cani ci sentono, e non ci lasciano soli. E poco importa se dovranno passare mesi, prima che quegli occhioni riescano a sostenere il nostro sguardo, o prima che una carezza non venga più subita ma amata. Lasciamo loro il tempo di perdonare, perché di sicuro lo faranno.
I
n questi ultimi mesi ci hanno perdonati in tanti. Primo fra tutti Argo, protagonista di una piccola avventura che ha risvegliato in lui i sensi. Durante la preparazione del nuovo calendario, infatti, questo vecchio amico è stato portato fuori dal canile per essere fotografato: un viaggio in macchina, un prato diverso, odori e colori che non aveva mai sentito. Argo ha capito che non si è trattato di una forzatura, che è stato fatto per lui. Ha visto che oltre quel cancello c'è tutto un mondo da scoprire, e ora la paura verso l'uomo viene messa da parte non appena ci si presenta alla sua cuccia con il guinzaglio. E' grande la soddisfazione nel vederlo fiutare e seguire piste, per una volta guardarsi intorno e non tirarsi indietro. E se anche la strada verso la serenità sarà ancora molto lunga, rimane la gioia di vedere che, durante questi momenti di evasione, una timida luce di speranza illumina i suoi occhi, così come i nostri.
E che dire del coraggio di Palmiro? Dopo quasi due anni, proprio qualche giorno fa, ha smesso di nascondersi e di evitarci, decidendo non soltanto di avvicinarsi spontaneamente a Cristina, ma anche di lasciarsi finalmente coccolare da lei. Un momento indelebile: noi infinitamente entusiaste a fotografare un evento atteso a lungo, e lui lì, fermo, a recuperare tutte le carezze mancate. Anche Palmiro ci ha sentito, anche lui ci ha capito. Ha aspettato il giusto momento per lasciarsi andare, per condividere insieme non soltanto i dispiaceri, ma anche i traguardi, proprio come una vera squadra. Una squadra che il
giovane Ringhio sta iniziando a conoscere. E se prima, come il suo stesso nome ricorda, venivamo accolti con un "sorriso" poco rassicurante, adesso ci attende scodinzolante al cancello per andare insieme a camminare. La sua fiducia cresce sempre di più e sempre più velocemente; in davvero poco tempo questo orsacchiotto si sta sciogliendo alle nostre attenzioni, e noi al suo sguardo vispo e curioso. Infinitamente grandi sono state anche le conquiste di Baldo. Il suo cuore e il suo spirito sono così sensibili da spaventarsi per una coperta troppo colorata o per un tono di voce inaspettato. Negli ultimi mesi, in qualche modo, ha cominciato ad accoglierci. Capita di entrare dentro la sua cuccia e di non vederlo scappare. Si immobilizza per la paura, questo è vero, si sente vulnerabile e indifeso, ma non scappa. Tu ti siedi accanto a lui, e lui si lascia accarezzare con delicatezza. Non ti guarda, ma con una zampa si appoggia su di te, come
a chiederti di restare, di non lasciarlo solo. Una mattina, durante i periodici controlli medici, si è lasciato mettere il collare da Paolo e lo ha seguito fuori dal perimetro in cui è solito stare. Vi lascio immaginare la gioia di tutti nel venirne a conoscenza. Ci abbiamo riprovato e non è stato facile, in realtà continua a non esserlo. Ma, con passi leggeri e mai decisi, lo abbiamo portato a fare una passeggiata in quel bosco che da troppi, troppi anni non riattraversava, felici di immaginarci, insieme a lui, la possibilità di una seconda nuova vita.
Come dicevo, pensavo che le uniche emozioni possibili dentro a un canile fossero quelle dolorose. Mi sbagliavo. Anche qui arriva la felicità, e quando arriva vi assicuro che vale il doppio.
Come dicevo, pensavo che le uniche emozioni possibili dentro a un canile fossero quelle dolorose. Mi sbagliavo. Anche qui arriva la felicità, e quando arriva vi assicuro che vale il doppio.
Nadia Guidotti, CASENTINO 2000, Aprile 2016
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